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Comunicare con efficacia:5 principi guida

Comunicare con efficacia: 5 principi guida

La comunicazione va ben oltre il semplice scambio di informazioni. È un processo complesso che influenza profondamente la qualità delle nostre relazioni, sia nella sfera privata che professionale.

Una comunicazione efficace non solo trasmette un messaggio, ma crea connessione, genera fiducia e apre la strada alla comprensione reciproca. Al contrario, una comunicazione inefficace può offendere, minacciare, umiliare, portare all’ira.

Nel contesto lavorativo, saper comunicare con chiarezza ed empatia rappresenta un vantaggio competitivo inestimabile per il management. Quando le dinamiche relazionali s'intrecciano con obiettivi professionali, ruoli e gerarchie, diventa una competenza essenziale per i leader saper esprimere le proprie aspettative senza risultare autoritari. La comunicazione efficace è un approccio comunicativo che consente alle persone in posizioni di responsabilità di guidare efficacemente i team valorizzando le relazioni professionali.

Analogamente, nelle relazioni personali, dai rapporti di coppia alle amicizie, fino alle dinamiche familiari, la qualità della comunicazione determina spesso la qualità stessa del legame. Saper esprimere i propri bisogni ed emozioni, ascoltare attivamente l'altro e gestire i momenti di disaccordo sono abilità che fanno la differenza tra relazioni appaganti e rapporti che lasciano insoddisfatti.

Nel 1967, Paul Watzlawick e i suoi colleghi della Scuola di Palo Alto, California, formularono nella loro opera "Pragmatica della comunicazione umana" cinque principi fondamentali, o assiomi, che ancora oggi rappresentano una pietra miliare nella comprensione delle dinamiche comunicative. Questi principi sono strumenti concreti per migliorare la nostra capacità di interagire con gli altri.

La comunicazione umana, secondo Watzlawick, si articola in tre aree principali: la sintassi, la semantica e la pragmatica. La sintassi s'interessa dei problemi della codificazione dell'informazione, la semantica dei significati e la pragmatica dell'influenza della comunicazione sul comportamento. Delle tre aree, strettamente collegate fra loro, la pragmatica è quella che più direttamente riguarda la psicologia.

Paul Watzlawick sviluppò il suo lavoro sulla comunicazione umana presso il Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto. Le sue teorie, lungi dall'essere astratte, hanno fornito un contributo fondamentale alla comprensione delle relazioni umane.

Le basi della comunicazione: i 5 assiomi di Watzlawick

1. Non si può non comunicare

Ogni comportamento è comunicazione. Si può comunicare bene o male ma non si può non comunicare. Anche quando scegliamo di non fare nulla o restare in silenzio, stiamo comunicando qualcosa. Il manager che evita lo sguardo del collaboratore, il partner che si chiude nel mutismo, stanno trasmettendo messaggi potenti quanto e più delle parole. Entrambi in modo inconsapevole o intenzionale provocano delle reazioni nell’altro, si attiva cioè c’è uno scambio comunicativo circolare. Prendere consapevolezza di questo primo assioma ci invita a essere più attenti non solo a ciò che diciamo, ma anche a tutti i segnali non verbali che inevitabilmente inviamo.

2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione

Quando comunichiamo, trasmettiamo informazioni (contenuto) ma definiamo anche il tipo di relazione che abbiamo o vogliamo avere con l'interlocutore. Il tono di voce, la postura, la scelta delle parole: tutto contribuisce a definire il "come" oltre al "cosa" del messaggio. Riconoscere questa duplice dimensione ci permette di calibrare meglio i nostri interventi e di cogliere le sfumature relazionali nei messaggi che riceviamo. Come scrive Watzlawick “quanto più una relazione è spontanea e sana, tanto più l’aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo. Viceversa, le relazioni “malate” sono caratterizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione, mentre l’aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno importante” (Watzlawick, pag. 45). Secondo l’autore, oltre al contenuto e alla relazione, un altro aspetto, spesso trascurato, è il contesto. Per capire meglio quanto sia imprescindibile ricevere informazioni di contesto oltre che di contenuto e di relazione, Watzlawick riporta questo esempio: se noi leggiamo sulla parete di un ristorante un cartello con la frase “i clienti che credono che i nostri camerieri siano scortesi dovrebbero vedere il direttore”. Come si può capire, senza le necessarie informazioni di contesto, la frase risulterebbe piuttosto ambigua (Watzlawick, pag. 46).

3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione

Ognuno di noi tende a interpretare le interazioni come sequenze di causa-effetto secondo il proprio punto di vista. "Mi arrabbio perché lui è distante " versus " Sono distante perché lei si arrabbia". Chi ha iniziato? Chi ha risposto? Chi ha reagito alla risposta? Questo assioma ci ricorda quanto sia soggettiva l'interpretazione delle dinamiche relazionali e quanto sia importante riconoscere che spesso ci troviamo in cicli di comunicazione circolare piuttosto che in sequenze lineari. Quando non c’è accordo sulla punteggiatura della sequenza di eventi si possono generare conflitti che allontanano dall’efficacia comunicativa e generano disagio emotivo.

4. La comunicazione avviene sia sul piano verbale sia su quello non verbale

Tutto contribuisce al messaggio che trasmettiamo: le parole che scegliamo, come muoviamo il viso, i gesti che facciamo, come ci posizioniamo con il corpo, quanto velocemente parliamo, il volume della nostra voce e persino il tono che usiamo. Quando ciò che diciamo con le parole è in sintonia con ciò che comunichiamo con il corpo, il nostro messaggio risulta chiaro e autentico. Se invece c'è contraddizione tra le nostre parole e il modo in cui le esprimiamo, creiamo confusione in chi ci ascolta e rischiamo di perdere la sua fiducia. Questa consapevolezza è particolarmente importante nel mondo del lavoro, dove l'autenticità (che non significa parlare senza pensare o senza tatto) viene sempre più ricercata e valorizzata.

5. Le comunicazioni possono essere simmetriche o complementari

Nelle relazioni simmetriche, caratterizzate dall’uguaglianza, i partner tendono a rispecchiare il comportamento dell'altro su un piano di parità. Nelle relazioni complementari, caratterizzate dalla differenza, i comportamenti sono diversi ma si completano a vicenda, spesso con differenze di ruolo o status definite anche dal contesto sociale e culturale. Esempi tipici sono: genitori e figli, medico e paziente, insegnante e alunno. Nessuno dei due modelli è intrinsecamente migliore, ma la rigidità in uno schema può generare problemi. La flessibilità nell'alternare modalità simmetriche e complementari a seconda del contesto è segno di una comunicazione matura ed efficace.

Comunicazione efficace e gestione dei conflitti

La comunicazione interpersonale spesso presenta ostacoli invisibili che generano incomprensioni, frustrazioni e conflitti. I conflitti sono inevitabili in qualsiasi relazione significativa. La differenza tra relazioni sane e disfunzionali non sta nell'assenza di conflitti, ma nel modo in cui questi vengono gestiti. E qui la comunicazione efficace diventa determinante. Si può parlare di comunicazione efficace quando il processo comunicativo permette di conseguire i risultati desiderati, mantenendo al contempo un'atmosfera armoniosa e priva di tensioni. In altre parole, la comunicazione efficace è quella forma di comunicazione che riesce a soddisfare gli scopi per cui è stata avviata, evitando al tempo stesso l'insorgere di incomprensioni o contrasti tra le parti coinvolte.

Quando impariamo a esprimere i nostri bisogni senza accusare, a utilizzare messaggi in prima persona ("Io mi sento..." piuttosto che "Tu mi fai sentire..."), a praticare l'ascolto attivo (ovvero ascoltare con intenzione) e a verificare la nostra comprensione del messaggio dell'altro, trasformiamo potenziali scontri in opportunità di crescita e maggiore intimità.

Imparare a comunicare è un percorso di crescita continua

La comunicazione efficace, al pari della capacità di negoziazione, di assumere decisioni, di condurre un gruppo di lavoro, di gestire il tempo, sono tutte competenze che possono essere apprese e affinate nel tempo, con benefici tangibili sia nella vita professionale che personale.

Migliorare la propria comunicazione richiede consapevolezza di sé e degli altri, pratica costante e la volontà di mettersi in discussione. Ma i benefici di questo impegno sono sostanziali: relazioni più autentiche e soddisfacenti, maggiore efficacia professionale, meno stress e conflitti distruttivi.

Non è mai troppo tardi per iniziare un percorso di crescita. Ogni conversazione è un'opportunità per praticare, per osservare le proprie dinamiche comunicative e per sperimentare approcci più efficaci.

In un mondo sempre più connesso tecnologicamente ma paradossalmente a rischio di disconnessione emotiva, riscoprire una comunicazione efficace e rispettosa di sé e degli altri, non è solo un vantaggio personale, ma un contributo prezioso al benessere collettivo.

Nota: per non appesantire il testo è stato usato il maschile secondo le tradizionali regole in uso nella lingua italiana.

Fonte:

Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D. (1967) Pragmatica della comunicazione umana. Studi dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi. Tr. it. Astrolabio, Roma 1971.

Immagine: Adobe Stock