DOMANDE FREQUENTI | F.A.Q.
La crescente diffusione d'informazioni ha favorito una discreta familiarità con termini e concetti di natura psicologica. Tuttavia alcuni concetti quando diventano popolari subiscono una sorta di diluizione e diventano eccessivamente semplicistici oltre ad acquisire una valenza di giudizio.
Ecco di seguito alcune delle domande che ancora oggi vengono poste circa l’intervento di psicoterapia.
La psicoterapia ha fondamentalmente lo scopo di favorire la modifica delle condotte problematiche affinché la persona riesca ad avere relazioni interpersonali e psicosessuali significative e gratificanti. In altri termini la psicoterapia e nello specifico la psicoterapia psicoanalitica favorisce lo sviluppo delle potenzialità personali e l'integrazione di tutte le dimensioni della personalità. Favorisce l'accettazione di sé, l'autoaffermazione e l'autosviluppo per affrontare in modo creativo gli ostacoli e i vincoli che l'ambiente sociale, affettivo e relazionale pone.
Questi obiettivi sono raggiungibili attraverso la piena conoscenza, consapevolezza e comprensione dei propri vissuti e comportamenti (insight). Sono questi che orientano il paziente verso la ricerca di profondi e significativi cambiamenti nella struttura della personalità.
Il paziente già dal primo incontro deve percepire un clima di rispetto e di accoglienza empatica, di adeguata disponibilità e capacità d'ascolto nel quale poter manifestare, con la massima tranquillità e spontaneità, i problemi e le preoccupazioni che lo hanno indotto a richiedere il colloquio clinico.
Deve poter formarsi un'idea adeguata della psicoterapia e dello psicoterapeuta superando i pregiudizi, le false credenze e le aspettative inadeguate. Possono seguire altri colloqui fino ad un massimo di cinque (fase di psicodiagnosi) durante i quali lo psicoterapeuta deve poter ottenere informazioni adeguate sulla situazione del paziente.
Tali informazioni permetteranno di strutturare una generale, provvisoria e relativa diagnosi delle capacità, potenzialità e condizionamenti del paziente, dei suoi problemi principali e secondari e di eventuali strutture di personalità patologiche con i relativi fattori eziologici. Lo psicoterapeuta oltre al colloquio clinico può utilizzare alcuni test psicologici. La valutazione della realtà del paziente deve comprendere anche una prognosi delle sue prospettive di sviluppo, l'indicazione di una eventuale psicoterapia, di quale tipo e durata.
Paziente e psicoterapeuta in base a quanto emerso dalle sedute di psicodiagnosi dovranno: valutare la necessità e l'utilità di intraprendere un percorso psicoterapeutico definire gli obiettivi immediati, intermedi e finali sia pure in modo generale ed approssimativo analizzare le motivazioni e la disponibilità concreta e psicologica del paziente a iniziare e mantenere un "accordo terapeutico" definire le principali regole che strutturano la relazione terapeutica (durata e frequenza delle sedute, onorario) prendere accordi sul giorno (in genere entro tre o quattro giorni dopo l'ultimo incontro di psicodiagnosi/restituzione) in cui il paziente comunicherà la sua decisione di iniziare o meno la psicoterapia.
Questo periodo di "decantazione" è utile al paziente per riflettere, avendo ora a disposizione nuove informazioni, sul grado di motivazione alla base del suo desiderio-bisogno di intraprendere una psicoterapia.
Certamente le variabili che influenzano questo processo decisionale autonomo sono molte (urgenza, caratteristiche di personalità, lungo periodo di riflessione precedente, lettura di manuali di auto-aiuto, ecc.) e di grado diverso in ogni paziente, ma andrebbe sempre favorita, in linea generale, l'assunzione di responsabilità e di presa in carico, da parte del paziente del proprio processo di cambiamento.
Sì, la psicoterapia funziona.
Sono oramai numerose le ricerche che dimostrano l'efficacia della psicoterapia. Possiamo citare per esempio l'importante lavoro sul campo di Seligman M.E.P. (1995), The effectiveness of psychotherapy. The Consumer Reports Study. American Psychologist, 50, 12: 965-974.
I risultati più significativi emersi dalla ricerca sono così espressi: la psicoterapia funziona in misura rilevante non vi sono differenze significative tra i vari approcci Trattamenti a lungo termine conducono, in genere, a risultati migliori e più stabili nel tempo rispetto a strategie a breve termine.
Tuttavia sono ancora molte le domande che richiedono una risposta, anzitutto per le difficoltà (metodologiche ed etiche) che incontrano i ricercatori a lavorare in un'area, quella appunto dei disturbi mentali, molto vasta e disomogenea. Infatti, l’autore della ricerca ricorda che sono ben 300 le categorie diagnostiche elencate dal DSM-IV (American Psychiatric Association, 1994) e per la loro diagnosi e cura esistono circa 400 forme di psicoterapia raccolte intorno a tre grandi filoni: psicoanalitico, umanistico-esistenziale, cognitivo-comportamentale.
Per sintetizzare, in 50 anni di ricerche sull'efficacia della psicoterapia, gli studiosi hanno risposto in modo empirico (cioè verificabile) a diverse domande iniziali.
La psicoterapia come metodo di cura è efficace ed è efficace alla pari delle cure farmacologiche ma a differenza di queste non mira soltanto alla scomparsa dei sintomi bensì ad una maggiore conoscenza di sè, ad un maggiore adattamento all'ambiente, e a un uso più adeguato delle proprie risorse cognitive, affettive ed emozionali.
I risultati delle ricerche sull'efficacia della psicoterapia concordano sul fatto che non è tanto il modello di riferimento del terapeuta a determinare la riuscita dell'intervento, quanto la competenza ovvero l'esperienza clinica, le conoscenze teoriche e metodologiche, la padronanza delle tecniche, e la qualità della relazione terapeutica.
Non esiste comunque un modello ideale di bravo terapeuta perché ogni approccio esige tratti di personalità, qualità e atteggiamenti particolari.
Tuttavia, sono stati codificati dei criteri di base tratti dal codice deontologico che possono guidare il paziente nella scelta del terapeuta.
Per ciò che riguarda gli aspetti di "calore umano", non descrivibili oggettivamente, come l'empatia, la fiducia, l'accettazione, il paziente dovrà far ricorso all'analisi del suo vissuto.
La psicoterapia, si fonda su numerose strategie e tecniche in continua revisione, espansione ed integrazione.
Molti autori sono concordi nel ritenere che, operativamente, le differenze tra le varie scuole sono più formali che sostanziali, e sono dovute principalmente alla difficoltà di attribuire significati univoci ai diversi termini utilizzati.
Tutte le scuole, infatti, hanno in comune l'uso del processo comunicativo e della relazione interpersonale come strumenti elettivi che permettono la modifica del comportamento problematico (che può esprimersi anche con sintomi somatici) e la maturazione della personalità.
Altri fattori comuni delle diverse forme di psicoterapie sono rappresentati dal fatto che, sia pure con strategie e tecniche molto diverse fra loro, tutte le psicoterapie determinano: l'attivazione di un'esperienza affettiva più o meno profonda e paradigmatica l'acquisizione di nuovi modelli di comprensione della realtà interna (io con me stesso) ed esterna (io con gli altri) l'apprendimento di condotte alternative a quelle disfunzionali Presso il sito ufficiale dell'Ordine Nazionale degli Psicologi o presso il sito del Coordinamento Nazionale Scuole Private di Psicoterapia (CNSP) è possibile consultare l'elenco delle scuole di formazione in psicoterapia riconosciute e che rappresentano per certi versi i modelli teorici cui fanno capo gli psicoterapeuti italiani.
È necessario però dire che ogni psicoterapeuta nel corso della sua esperienza professionale, tende a costruire, a partire dal proprio modello di riferimento, il proprio metodo d'intervento, in relazione alla necessità di integrare, operativamente, "il meglio" delle diverse tecniche che i vari approcci propongono.
Questo per costruire un piano terapeutico personalizzato, ma coerente con i principi teorici su cui basa la sua azione, e adatto alla particolare situazione e storia clinica del paziente.
La durata del trattamento dipende dal raggiungimento degli obiettivi (a breve, a medio e a lungo termine) definiti dal progetto terapeutico concordato con il paziente. E dipende anche dal ritmo con cui il paziente li raggiunge.
Sono possibili quindi due soluzioni: durata prefissata (vedi intervento sulla crisi) durata stabilita dal fatto che la conclusione del trattamento avverrà quando sia il paziente sia il terapeuta saranno d'accordo che è arrivato il momento giusto per terminare.
Utilizzando le parole di Hilde Bruch potremo dire che: "la psicoterapia è per la sua stessa essenza un processo di crescita interiore il quale non può essere accelerato al di là del ritmo insito dell'individuo sottoposto al trattamento".
Nel sito del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi è possibile consultare, nella sezione normative il Nomenclatore tariffario nazionale delle prestazioni psicologiche.
L'intervento psicologico clinico (in questo caso la psicoterapia) è una prestazione sanitaria pertanto lo psicoterapeuta è tenuto a rilasciare regolare parcella o ricevuta sanitaria.
L'importo è detraibile al pari di altre prestazioni sanitarie ed è esente da I.V.A. Il colloquio psicologico è una prestazione esclusiva della professione di psicologo (Legge n. 56 del 1989).
Nella psicoterapia gli psicofarmaci possono essere utilizzati come coadiuvanti secondari che in determinate patologie possono facilitare il processo terapeutico.
Gli psicofarmaci non possono essere considerati i fattori principali per ottenere modifiche della condotta problematica perché se così fosse dovremmo parlare d'intervento farmacologico o altro e non di psicoterapia.
In linea generale l’esclusivo intervento farmacologico è diretto essenzialmente alla scomparsa dei sintomi. Invece l’intervento psicoterapeutico è diretto a una modifica del comportamento problematico e - di conseguenza - alla scomparsa dei sintomi. In ogni caso, l'intervento psicoterapeutico per definizione esclude i mezzi di natura farmacologica e fisica. In sintesi, se è vero che per molti disturbi psichiatrici con una forte base biologica l'intervento farmacologico è da privilegiare, per molti altri disturbi invece è elettivo l'intervento psicoterapeutico, e per altri ancora la terapia congiunta (psicofarmaci e psicoterapia) è quella che dà i migliori risultati.
La prescrizione degli psicofarmaci è di esclusiva competenza medica.
Lo psicologo clinico svolge funzioni di:
- diagnosi
- trattamento
- ricerca
- insegnamento
L'intervento può essere diretto:
- all'individuo
- alla coppia
- alla famiglia
- ai piccoli gruppi
- alle organizzazioni
- alla comunità
L'intervento clinico si caratterizza per modelli teorici e metodiche d'intervento a seconda della fascia d'età dell'individuo:
- infanzia
- adolescenza
- adulti
- terza età
In base alla legge n. 56/1989 (Ordinamento della Professione di Psicologo) lo Stato italiano riconosce il titolo di psicoterapeuta agli psicologi e ai medici iscritti ai relativi Albi professionali che abbiano acquisito una specifica formazione almeno quadriennale presso scuole di specializzazioni universitarie o presso istituti riconosciuti ai sensi dell'art.3 della citata legge.
Fino al 1994 in deroga all'art.3 la stessa legge prevede all'art. 35 che l'esercizio dell'attività psicoterapeutica è consentito anche a psicologi e medici iscritti ai rispettivi albi, laureati da almeno cinque anni in possesso di una specifica formazione professionale documentata da un curriculum scientifico, formativo e professionale.
Inoltre, in base all'art.2 comma 3 della legge 401/2000 il titolo di specializzazione in psicoterapia, riconosciuto, ai sensi degli articoli 3 e 35 della legge 56/1989, è da ritenersi equipollente al diploma rilasciato dalle corrispondenti scuole di specializzazione universitarie e deve intendersi valido anche ai fini dell'inquadramento nei posti di psicologo per la disciplina di psicologia e di medico o psicologo per la disciplina di psicoterapia, fermo restando gli altri requisiti previsti per i due profili professionali.
Psicologo, psicoterapeuta, psichiatra e neurologo sono figure professionali che operano nel campo della salute mentale ma con importanti differenze e specifici campi d'azione.
Lo psicologo è il laureato in psicologia che dopo il corso di laurea quinquennale e un anno di tirocinio svolto presso strutture pubbliche o private riconosciute, sostiene l'esame di Stato e ottine l'abilitazione a operare - dopo l'iscrizione all'Albo costituito presso l'Ordine degli Psicologi - nei diversi contesti che richiedono una specifica competenza psicologica.
La professione di psicologo è definita dall'art.1 della Legge 18 febbraio 1989 n.56: "La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito".
Lo psicologo privo di specializzazione in psicoterapia non è abilitato all'esercizio dell'attività psicoterapeutica e non è iscritto nell'elenco degli psicoterapeuti dell'Ordine degli Psicologi. Lo psicologo psicoterapeuta oltre ad aver svolto un training personale, possiede una specifica qualifica professionale e una preparazione clinica (teorica e metodologica) che lo distingue sia dallo psicologo sia da altri professionisti della salute mentale come per esempio il neurologo e lo psichiatra.
Il neurologo e lo psichiatra se da una parte possono svolgere attività di diagnosi e cura (nello specifico cura neurologica e cura psichiatrica) poiché medici e specialisti, dall'altra non sono abilitati a svolgere attività psicoterapeutica qualora non siano iscritti negli elenchi degli psicoterapeuti del loro Ordine professionale.
Lo psicoterapeuta dunque è uno specialista in psicoterapia laureato in psicologia o medicina che si occupa della diagnosi e della cura dei disturbi psichici. Soltanto la laurea in psicologia ed in medicina permette l'accesso alle scuole di specializzazione in psicoterapia.
Lo psichiatra è un laureato in medicina specializzato in psichiatria. La psichiatria è una branca della medicina che studia e cura le malattie mentali con interventi di tipo fisico e farmacologico. Lo psichiatra può avere o non avere la specializzazione in psicoterapia. Il neurologo è un laureato in medicina specializzato in neurologia. La neurologia è una branca della medicina che studia e cura le malattie organiche e funzionali del sistema nervoso. Il neurologo può avere o non avere la specializzazione in psicoterapia.
Vedi anche: Norme che regolano la professione di psicologo e psicoterapeuta
Il termine cliente è utilizzato, generalmente, nelle psicoterapie ad orientamento umanistico-esistenziale. Fu Carl Rogers ad utilizzare per primo questo termine a partire dal 1940 con l'elaborazione della "psicoterapia non direttiva" o "centrata sul cliente".
Il termine paziente invece è utilizzato in tutte le altre psicoterapie. In particolare, ritengo di condividere l'utilizzo del termine paziente perché tiene in considerazione il suo significato originario di "patior e pasio" e cioè secondo la seguente definizione "di colui che come conseguenza di vissuti e di situazioni personali e ambientali caratterizzate da irriducibile e complessa singolarità, si riferisce ad un altro perché sente il bisogno di confrontarsi con esso in un'interazione che tende, primariamente, a favorire dei cambiamenti, più o meno profondi ma comunque, almeno intenzionalmente, sempre significativi, che egli (il paziente) crede di non essere in grado di raggiungere adeguatamente senza questo confronto". (P. Foglio Bonda, Principi e tecniche di psicoterapia, 1992, Angeli, pag. 26)