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sogno come strumento di autoconoscenza

Il sogno come strumento di autoconoscenza

Prestare attenzione ai nostri sogni può rappresentare un valido contributo per comprendere il modo di funzionare della nostra personalità.

Prestare attenzione ai sogni stimola infatti la riflessione sui conflitti interiori e relazionali, sui tentativi di soluzione dei problemi e sull’elaborazione di nuove possibilità future.

Il sogno è una forma particolare di pensiero resa possibile dal sonno. Il sonno, oggetto di studio delle neuroscienze, rappresenta la base biologica dove il sogno si struttura. In particolare la neuropsicologia è interessata ai rapporti tra le strutture cerebrali e i processi mentali di simbolizzazione, memorizazzione e narrazione del sogno.

Sigmund Freud e l’analisi dei sogni

L’eredità lasciata da Sigmund Freud con “L’interpretazione dei sogni” del 1899, al di là del valore storico dell’opera, consiste soprattutto nell’aver posto l’accento sull’importanza della comprensione teorica e clinica del Sé dell’individuo attraverso l’analisi dei sogni. Ne “L’interpretazione dei sogni” per la prima volta Freud descrive concetti destinati a influenzare la psicoanalisi post-freudiana fino ai giorni nostri. L’enorme letteratura psicoanalitica sul sogno prodotta successivamente oltre ad arricchire e ampliare ciò che lo stesso Freud aveva genialmente intuito e sviluppato, offre un’ulteriore conferma che l’attività onirica è uno straordinario strumento di conoscenza della realtà del sognatore.

Il sogno come narrazione del mondo interno del sognatore

Il sognare, secondo Mauro Mancia (1929-2007), psicoanalista e neurofisiologo, uno dei massimi esperti in questo campo, corrisponde a una "funzione psichica fondamentale”che dà un senso alla nostra vita affettiva ed emozionale attraverso la rappresentazione del mondo interno. Il mondo interno è immaginato come un teatro privato dove gli attori esprimono ogni notte in forma drammatica e simbolica i loro sentimenti. Il senso del sogno diventa ancora più profondo quando il teatro rappresentato può andare incontro a una narrazione, quando cioè il sistema rappresentazionale può subire una trasformazione in un sistema di “significazione linguistica".

Oltretutto già la narrazione del testo onirico (il sogno ricordato, dotato di senso in quanto frutto dell’elaborazione secondaria, magari affidata alle pagine di un taccuino per tornarci senza fretta) svolge una funzione curativa perché stimola ulteriori processi simbolici di elaborazione del pensiero. In questo uso individuale del sogno dobbiamo però resistere alla tentazione di “evacuarlo”, come direbbe Hanna Segal, su chi ci sta vicino ma teniamolo per noi come un prodotto prezioso della nostra mente che necessita di un contenitore privato senza diluizioni emozionali e contaminazioni di sorta.

Nella stanza di terapia: il sogno come esperienza condivisa

Il discorso cambia naturalmente, quando ci riferiamo all’uso del sogno all’interno del setting terapeutico. In questa cornice, la narrazione del sogno struttura e definisce (al pari di altre comunicazioni del paziente) una dimensione simile a ciò che Winnicott ha denominato "spazio transizionale" dove il materiale onirico, oltre a essere uno strumento di conoscenza del Sé e della realtà esterna del paziente, acquisisce uno status di “fatto clinico”, di esperienza condivisa nel qui e ora della relazione terapeutica e come tale trattato.

I sogni che emozionano

Il lavoro onirico struttura il sogno attingendo a percezioni propiocettive, fantasie inconsce, esperienze dell’infanzia e del passato filogenetico. Durante il sonno, la mente riorganizza questi stimoli “interni” e, dopo averli rielaborati, li presenta alla coscienza sotto forma di linguaggio prevalentemente visivo e connotato emozionalmente. Tutti sognano ma normalmente al risveglio non ricordiamo i nostri sogni. Quando li ricordiamo è perché questi hanno lasciato una traccia emozionale sulla coscienza a volte così vivida da accompagnarci per tutto il giorno. Altre volte, come negli incubi, la traccia emozionale è talmente forte da svegliarci in preda all’agitazione. Spesso questi sogni a forte contenuto emozionale, soprattutto se ricorrenti, segnalano un disagio che chiede di essere affrontato. Pensiamo ad esempio al sogno che può avere origine da un trauma mai risolto come nei pazienti affetti da Disturbo da Stress Post Traumatico.

A cosa servono i sogni

Il sogno non è solo la soddisfazione allucinatoria di un desiderio (come ha sempre affermato Freud) ma ha diverse altre importanti funzioni. Innanzitutto come molti psicoanalisti affermano se il sogno è una rielaborazione di pensieri ed emozioni della veglia esso può rappresentare un tentativo di compensazione di qualche fragilità nell’atteggiamento del sognatore. Quindi il sogno può contribuire a mantenere un equilibrio psichico fondamentale per affrontare gli eventi stressanti. Inoltre, se consideriamo lo stretto rapporto tra mente e corpo, nel sogno possiamo cogliere segnali di una malattia in incubazione o anticipazioni su eventi futuri. Non si tratta certo di fatto magico ma piuttosto, e numerose ricerche lo dimostrano, della capacità della parte inconscia della mente a percepire stimoli che razionalmente non riusciamo a cogliere.

Esplorare il sogno con curiosità e meraviglia

Sebbene il mascheramento simbolico del materiale inconscio operato dalla censura e le troppe informazioni sovrapposte rendano il sogno ambiguo e di non facile comprensione, riteniamo che questa speciale “esperienza metaforica” possa essere esplorata agevolmente da posizioni diverse e a più livelli di complessità. Infine, dal punto di vista della comprensione del sogno come autoconoscenza, il sognatore dovrebbe porsi in quel particolare atteggiamento di appassionata quanto “ingenua ricerca” (nel senso di curiosità e meraviglia) di altri modi di essere in situazioni forse a lungo temute o desiderate. Quel particolare atteggiamento che sia anche tollerante di quella incertezza e ambiguità tipica del sogno dal momento che, come ci suggerisce Alice nel Paese delle meraviglie: “due più due sembra costantemente fare qualsiasi cosa tranne che quattro”.

Fonti:

  • Bolognini S., (a cura di), Il sogno cento anni dopo, Bollati Boringhieri, Torino, 2000.
  • Freud S., L’interpretazione dei sogni, Bollati Boringhieri, Torino, 1985.
  • Fromm E., Il linguaggio dimenticato. La natura dei miti e dei sogni, Saggi Tascabili Bompiani, 1994.
  • Lingiardi V., Lombelico del sogno. Un viaggio onirico, Einaudi Editore, 2023.
  • Mancia M., Breve storia del sogno, Marsilio, Venezia, 1998.
  • Segal H., Scritti psicoanalitici, Astrolabio, Roma, 1984. Solms M., Kaplan
  • Solms K., Neuropsicoanalisi, Raffaello Cortina, Milano, 2002.
  • Solms M., Turnbull O., Il cervello e il mondo interno, Raffaello Cortina, Milano, 2004.
  • Winnicott D. W., Gioco e realtà, Armando, Roma, 1974.
  • Winnicott D. W., Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma, 1970.

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